Fondazione La Rocca di Staggia / Associazione OttOvolante
Skin on Air
sedute in scena
Installazioni MANUELA MANCIOPPI
sculture MARCELLO SALVESTRINI
seduta CARLO BIMBI per SEGIS
avanguardie storiche MARINETTI, BALLA
food PAOLO PIACENTI per FORME D’ARTE
La torre è un uomo, le mura sono la pelle del castello. L’architettura è un abito, che si adatta a chi lo indossa. Le sedute, presenzeassenze, abitando lo spazio, accontano storie.
La Rocca di Staggia non è solo bene immobile da conservare immutato nel tempo, ma architettura dinamica, da attraversare con sguardo inedito rinnovandone contenuto e identità. All’avanguardia nel medioevo per architettura, arte, tecnologia, incrocio delle antiche vie dei viandanti tra Oriente e Occidente, il Castello, da sempre accoglie sguardi e saperi che ne mutano visione e identità.
Partire dalla storia memoria per costruire itinerari contemporanei è progetto della Fondazione La Rocca di Staggia.
Al suo ottavo appuntamento espositivo a cura di Donatella Bagnoli ospita
SKIN on Air sedute nello spazio architettura, arte, design, food.
Gli interpreti contemporanei invitati a comprendere lo spazio hanno dato vita a corrispondenze uniche tra le opere e la memoria del luogo.
Installazioni, performances, sculture, work-in-progress, degustazioni, interagiscono con gli ambienti accompagnandoci in un attraversamento emozionale di spazi ed opere che diventano teatro di vita. Il visitatore ha la possibilità, interagendo, di abitare lo spazio scenico. L’azione personale trasforma spazi e installazioni, dove è infranto, dalla relazione, il confine tra attore e spettatore verso una compenetrazione empatica e sensoriale che è insieme lettura e riscrittura
della realtà…
Buon viaggio!
Progetto Donatella Bagnoli
MADRE CHE CULLA, BIMBA CHE GIOCA
VESTITA DI ROSA
TAXIDO seduta designer Carlo Bimbi per Segis,
rivisitata da Donatella Bagnoli
TAXIDO cambia pelle vestendosi di rosa cipria. “Minuta poltroncina”, dalle forme morbide ed essenziali, esprime femminilità, elegante leggerezza. S-oggetto dinamico, volitivo, dondola, gira su se stessa, e in-quiete sembra viaggiare lontano con la mente. Come in un’opera simultanea futurista, convivono in lei molteplici anime: seduta che accoglie, vestito che danza, cartoccio di fiori, donna che culla… superando i limiti della forma si fa profumo, suono, movimento, contatto. Ambientata ad arte nello spazio, crea sinergie e corrispondenze inedite tra s-oggetto, installazioni, architettura, tra memoria e contemporaneità, dando vita ad una reciproca espansione poetica spazio-temporale.
L’opera di Carlo Bimbi si presenta “unica” nel mutamento, presenza-assenza, esprime contemporaneamente desiderio e nostalgia compenetrando passato e futuro. Diventa, nello spazio che si fa teatro, madre che mormorando culla il bimbo che porta in grembo, guardando lontano dalla finestra; ora è bambina che ti mostra, sollevandolo con le dita, il vestito nuovo, dondolandosi sulle scarpe della festa, giocando tra le manine-bambole; come usava un tempo, è seduta ad accarezzare, posata sul ventre, una forma di cacio, aiutandola a fermentare con il proprio calore, cura della sopravvivenza. Là dove ci si siede, spazio della sosta, inizia il viaggio, la domanda, il progetto.
Come la seduta, anche il castello ha natura mutevole: non bene immobile ma architettura dinamica, aveva ed ha, nella capacità di cambiamento, la possibilità di vivere.
La cinta muraria è contemporaneamente parete che protegge, muro che si fa via da percorrere. Strada aerea leggera e mobile, convive con la forza della stabilità.
Così è l’uomo: torre e viandante. Nel teatro sintetico e nel cinema futurista le sedie diventano s-oggetti attivi, spesso sostituendo gli attori. “Balla si innamora e sposa una seggiola, nasce un panchetto” scena n. 9 da Vita Futurista. Annullando il confine tra attore-spettatore tra oggetto-soggetto ciò che è esaltata è la relazione in un reciproco intersecarsi tra uomo-seduta-abito-architettura.
Ai visitatori è offerta l’opportunità di interagire con la seduta dando vita a molteplici interpretazioni, personalizzando l’opera, espandendone il significato all’infinito.
Ospitare Taxido di Carlo Bimbi, è opportunità per in-sediare alla Rocca di Staggia il progetto di Segis: azienda compasso d’oro per il design che porta, attraverso le sue sedute che viaggiano, l’eccellenza del Made in Italy lontano nel mondo. Una sedia trasporta con se idee, castello, territorio.
www.segis.it / www.carlobimbidesign.it
TEMPORARY RELATIONSHIPS SECOND SKIN
installazione performance di Manuela Mancioppi
Il mutevole progetto Relationships, ampiamente sperimentato dall’artista,
viene personalizzato alla Rocca, sottolineando come l’abito è la seconda pelle dell’uomo, ma anche come l’architettura è contemporaneamente UOMO-ABITO-ABITAZIONE.
Il castello ha scarpe,muri a camicia, cinta muraria… Il muro è un’alleanza tra pietre, ma ogni pietra-Pietro è un uomo, che unendosi ad altri dà vita ad un legame dinamico. Il castello non è fatto solo di materiali ma di relazioni, trame e orditi che i suoi abitanti sono capaci di tessere. Di svariate sfumature rosacee: cipria, carnacino, gli abiti ricordano gli incarnati degli affreschi medievali, diventano girotondi evocando l’armonia delle fanciulle dell’affresco del Buongoverno di Siena, la danza delle figure di Matisse evocando la cinta muraria o legami di coppia.
Portano in sé segni umani, capezzoli-ombelico, ricordando che non solo l’uomo ma anche il castello è essere vivente che dona e riceve.
Passando dall’installazione alla performance l’arte si fa interattiva, gli indumenti indossati si animano dando vita a temporary relationships. L’artista, i visitatori diventano parte integrante dell’opera, in un gioco infinito.
L’installazione di Manuela Mancioppi convive con il Manifesto Futurista dell’abito antineutrale di Balla, sinergia non solo con la memoria del castello ma anche con le avanguardie storiche. Manuela Mancioppi con estrema sensibilità da vita a installazioni da abitare che esprimono profonda consonanza con l’anima segreta del luogo, allo stesso tempo la sua arte scardina i confini dell’abito e dell’architettura proponendo una visione che si interroga sull’essenza di ciò che si fa progetto e costruzione: bellezza, significava, relazione, che muta ciò che ci circonda. Arte in gioco la sua, insegna la vita, permettendo di sperimentare attraverso un laboratorio permanente un work-in-progress protetto, perché teatro, le infinite sfumature delle relazioni, che creando appartenenza, anche costringono, legano con tutte le ambiguità del caso dando un’ampiezza al legame, oltre soluzioni predefinite ma aperta a nuove ricerche e definizioni contemporanee.
Le installazioni nel dormitorio si fanno ora quinte teatrali, stanze provvisorie di profughi in cerca di intimità, abbracci, festoni, fenditoi di una umanità evocata che i muri trasudano. Presenze-assenze che si uniscono e sciolgono d’amore in relazioni pericolose.
O-MINI
sculture/installazioni di Marcello Salvestrini
Per molto tempo disabitate, le piccole rientranze, in alto nelle pareti del dormitorio, sono tornate a vivere. Minute figure silenti, gli OMINI, vi hanno trovato dimora.
Pur immobili e in disparte rivelano sguardi curiosi.
Forse antichi Lari o Penati legano il loro destino al castello. Osservano aggraziati, ciò che li circonda,con la meraviglia e il candore che contraddistingue i puri di cuore o chi è arrivato da poco, da molto lontano.
Potresti non scorgerli, occorre occhio attento per cogliere la loro presenza, fatti più di anima che di materia, conservano il gesto arioso del loro creatore.
Quando ti avvicini, desideroso di sfiorarli, ti trattieni ,perché sospetti che dopo un frullo d’ali, ti rimarrebbe tra le dita solo, lieve, la traccia di un profumo. L’opera di Marcello Salvestrini si inserisce con grande maestria nel castello. Essenziale, arte non urlata, quasi antimaterica, fa dei suoi o-mini, un invito all’ascolto, relazione che richiede silenzio e intimità. Come “I volatili del Beato Angelico” di A.Tabucchi gli O-MINI sono contemporanemente fuori e dentro… germogli spuntati per caso non potrebbero che essere li in quel momento e in quel luogo, cambiandolo.
Nudi, si espongono indossando solo la loro purezza, unica difesa sul confine di una soglia. Suggerisce giusta distanza permettendo comprensione profonda, preservandone natura selvatica, intoccabile essenza.